Yayoi Kusama (1929) è un’artista giapponese, scultrice, performer e scrittrice che ha lottato con tenacia contro il sessismo, l’esclusione, i pregiudizi, e perfino la malattia mentale, di cui non ha fatto mai mistero.
Nel 1957, all’età di ventotto anni, fuggirà dal Giappone, che considerava una società “troppo piccola, servile, feudalistica e maschilista”, per approdare, da sola, negli Stati Uniti.
Nel 1966, insieme a Louise Bourgeois e Eva Hesse, partecipò alla mostra “Astrazione eccentrica” a New York e fece parte dell’avanguardia di artiste femministe degli anni Sessanta.
Tra le sue opere più famose, certamente ci sono le zucche giganti, ricoperte di pois. Un ricordo d’infanzia, poiché la sua famiglia ne coltivava i semi e nei campi che circondavano la sua casa cresceva la zucca kabocha.
Ma l’installazione “Infinity Mirror Room” (1965) è una delle più simboliche e controverse. Una moltiplicazione all’infinito e in maniera ossessiva (grazie al gioco di specchi) di sacchetti riempiti d’ovatta, colorati di bianco e ricoperti di pois rossi, che rappresentavano il fallo. La forma fallica viene così trasformata in una parodia di sé stessa.
Per conoscere meglio Yayoi Kusama, ti consigliamo di vedere il documentario della regista Heather Lenz, “Kusama – Infinity” distribuito da @wantedcinema.
[Fonti: https://design.fanpage.it – “Da Halloween a Yayoi Kusama: come le zucche hanno ispirato l’arte” | https://iperarte.net/ledonnedellarte/ “Yayoi Kusama | https://www.timiaedizioni.it/…/i-puntini-femministi-di-yay…/ “I puntini femministi di Yayoi Kusama. Novant’anni da artista star, in un doc”]