Oggi vi regaliamo il racconto di Chiara Castello, la nostra prima cantastorie. Con il suo Intreccio di vite ha vinto il primo premio 2021 per la sezione racconti al concorso La Musa sui Colli del gruppo Progetto Tortona (AL).
—
Le sue mani sono ruvide e rigate di nero, ma il suo tocco è gentile. Si muove con passo deciso intorno a me; le zolle di terra sconnessa sono per lui un tappeto di velluto. Sorrido d’orgoglio, lo considero anche un po’ mio. E a buon diritto: è cresciuto tra le mie foglie, imparando a celebrare i miei frutti come la festa più grande.
Mentre mi aiuta ad aggrapparmi ai fili che ha teso per me – e sembra che danzi al ritmo del canto delle cicale, vorrei che poteste vederlo – non posso fare a meno di notare che i suoi occhi sono innamorati. Mi ricorda suo padre.
Io osservo e non dimentico, la memoria è profonda quanto le radici. È impresso nella mia mente, non importa quanto tempo sia passato: il tempo non mi manca, né mi pesa.
Era un omone grande e grosso dalla voce burbera, però per me cantava con dolcezza. E il vento correva in mio soccorso, passava sui tralci per darmi voce, cosicché potessi unirmi al suo canto.
Anche lui era innamorato. E suo padre prima di lui. E sua moglie ed entrambi erano nati come me su questa stessa collina. Venivano insieme, lei più dura, lui più morbido, ma sempre entrambi miei. E di questa terra, dolce e aspra e dura eppure fertile, cruda, eppure giusta.
Ne ho visti tanti. Ho visto il vecchio che era bambino, l’ho visto ingobbirsi, rallentare, maturare. Ho visto giovani di passaggio, ma quanto spirito e quanta energia si portavano dietro. Io ero sempre qui, curiosa e riconoscente. Li ho visti crescere, cambiarsi, scambiarsi, intrecciarsi. Insegnare, ridere, pazientare, adattarsi ai miei ritmi, lenti.
Ecco, questo ragazzo me li ricorda tutti, forse per questo lo amo così tanto. Forse per questo gli ho sporcato le dita di nero: voglio rimanere con lui, tornare a casa per mano, conoscere la sua storia con i miei occhi senza che me la racconti, vivere il suo presente, il nostro futuro. Voglio respirare la fatica del suo lavoro nel campo, voglio avere il fiato corto, essere fiaccata dal sole anch’io. Voglio spezzare i miei rami come lui si spezza la schiena e infine voglio festeggiare l’abbondanza del raccolto.
È dolce il pensiero di essere parte di un unico e grande intreccio di vite.